domenica 7 settembre 2008

stanca anche di te!


<< Ti aspetto.Ti ho aspettato per anni. Ogni volta sei entrato da quella porta, un'altra porta, la stessa. Sempre porte con il numero tatuato sul dorso, cardini oliati o cigolanti, battiscopa lucidati, zigrinati, pieni di polvere.Sei entrato senza bussare, hai bussato, hai sfondato il legno, l'hai preso a calci, picchiettato con le nocche. Ti ho aperto, hai aperto da solo. Eri diverso. Lo stesso. Un altro ancora. Sempre un uomo. Eri alto, eri basso. Avevi gli occhi azzurri, gli occhi scuri, la bocca carnosa, i denti bianchi, avevi la dentiera, avevi venticinque anni, ne avevi cinquanta, trentasette. I tuoi capelli erano grigi, a volte biondi, castani, avevi il cranio rasato a zero. Eri un uomo. E io ti amavo. Ti aspettavo, ti telefonavo, ti imploravo, ti mentivo. Ridevo di te. Ti prendevo per il culo in segreto. Contavo i tuoi difetti sulla punta delle dita, non ci stavano sulle mani tutte le tue imperfezioni. Eri sempre sbagliato. Sempre giusto. Avevi ragione e avevi torto. Ogni volta, hai voluto mettermi in ginocchio e giocare al marito e alla moglie. Mi hai martoriata con le tu richieste mute, mi hai voluta diversa, uguale a un'altra, simile a un sogno, ragazza da pubblicità, donna in carriera, mi hai voluta piu' magra, con più tette, più grassa, mi hai volutacon l'abbronzatura, mi hai voluta pallida, santa o vestita da puttana. Mi hai travestita. Sporcata. Ripulita.
Mi hai stancata.
Ora basta, esco da questa stanza...tutto il resto lo lascio. Si può fare a meno di tante cose, oramai questo lo so: senza qualcosa, senza molto, senza moltissimo, lo stesso si può sopravvivere. Le funzioni essenziali continuano a compiersi, come nei corpi, che sopravvivono anche mutilati. Mutilati dal di dentro. Mutilati fuori. Il cuore, in qualche modo, continua lo stesso a battere.>>

"Stanza 411", Simona Vinci

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